domenica 18 marzo 2018

ultrabericus 2018

Una sola parola accomuna questa edizione dell'ultrabericus...fango, tantissimo fango. Meteo avverso fin dai giorni antecedenti alla gara, tanta pioggia e terreno ormai saturo di così tanta acqua, che però non è riuscito a fermare più di mille temerari atleti, che hanno preso il via puntuali alle 10 in piazza dei Signori fronte Basilica Palladiana. Ma partiamo dal mattino presto, dove si inizia a respirare l'aria della competizione già durante la colazione. Il dubbio amletico resta sempre lo stesso:" ho mangiato troppo, o troppo poco?" Oramai la mia colazione è abbastanza standard, porridge di avena con delle proteine in polvere, fette biscottate di segale con burro di arachidi, marmellata e tisana allo zenzero. Il ritrovo pre-gara è al patronato Leone XIII in pieno centro a Vicenza, dove ha sede tutta la logistica pre e post gara. Un'oretta di relax in palestra al caldo dove trovano spazio le ultime preparazioni accompagnati dai vari riti voodoo che risiedono in ognuno di noi. Anche qualche chiacchiera conviviale e scherzosa ci si scambia tra questo momento di attesa e lo start, anzi devo proprio dire che l'ambiente del trail running oltre a essere molto amichevole facilita la serenità e il rilassamento spezza tensione prima di ogni competizione. Ma arriva il momento tanto atteso, mi incammino verso la start line, spunta, controllo materiali ed entrata in griglia, rigorosamente sotto una pioggia leggera ma incessante. Ore 10 in punto, colpo di pistola e si parte.  Auto in testa a fare da pacer, probabilmente però l'autista non aveva cognizione di cosa volesse  dire correre e tra le suggestive vie del centro sfrecciava  sopra i 20km/h. I primi naturalmente tenevano il ritmo come del resto il gruppetto di temerari, spinti dalla foga suicida, che seguiva poco dopo. Salita di monte Berico e poi dentro il bosco per iniziare il vero e proprio trail running come da copione. Si capiva subito l'andazzo della gara, scarpe pesanti e piene di fango, preludio di una giornata condivisa tra la nomina di nuovi santi in paradiso e il ripasso di quelli già esistenti. La mia tattica era chiara, partire senza esagerare e tentare una progressione da metà in poi. Prima parte che ho eseguito da manuale, infatti arrivo a circa metà percorso, più esattamente all'eremo di San Donato, dove denoto una certa e insolita freschezza muscolare, segno comunque del ridimensionamento del rischio nelle discese, rese veramente pericolose dal fango e dalla pioggia. Subito i complimenti al team ultraberici che hanno balisato alla perfezione il percorso, aggiungendo anche delle corde nei punti più difficili. Partito molto leggero, chiaramente il materiale obbligatorio, qualche barretta e della frutta disidratata. Sicuro di poter fare affidamento ai ristori che, infatti, si sono presentati forniti di tutto e di più anche per i più esigenti, addirittura vegani come il qui presente. Ho tenuto sempre presente la regolarità nel bere e nel mangiare anche se nella parte finale lo stomaco era restio nel ricevere ancora cibo, ma pregandolo un pochino non si è certo tirato indietro...Devo dire che i chilometri sono passati abbastanza velocemente e al 40mo sono arrivato mentalmente veloce.
Qui iniziava la gara vera e propria. Chi ha chiesto troppo nella prima parte adesso dovrà combattere con la fatica e il dolore, che diventeranno sempre più intensi man mano che passano i chilometri. Io stavo bene, segno che non avevo chiesto troppo nella prima parte, così cambio passo e inizio a tirare di più nelle discese e nei tratti pianeggianti. Tratti in salita invece sempre regolari senza forzare troppo. Il passaggio all'ultimo ristoro non ha tardato a presentarsi, sapevo che restavano le ultime tre salite e poi il tratto cittadino all'arrivo. Ho trangugiato tre bicchieri di the caldo senza esitare, qualche dattero e poi via. Ultimi sforzi, le gambe si sono fatte pesanti, ma la consapevolezza del traguardo ormai vicino ti fa trovare le ultime energie per resistere, si ritorna quindi al santuario di Monte Berico e poi scalinata (a scendere) fino alla periferia del centro cittadino. Nessuno davanti e nessuno dietro, in completa solitudine con me stesso e la voglia di arrivare. Si intravede la storica Basilica Palladiana dove mano nella mano con la mia Irene ho passato il traguardo felice e contentissimo accompagnato dalla incessante pioggia della giornata. A coronare questa splendida giornata è stato il cronometro che ha segnato ben 10min in meno rispetto al mio precedente personale facendomi chiudere in 11ma posizione assoluta. Un ringraziamento doveroso va alla ditta K-pulse che con tutto lo staff mi hanno confezionato la divisa su misura, provata e testata appositamente per ricercare la perfezione nei materiali e nella costruzione. Un grazie a Diego Caldieraro per le fotografie ( www.diegocaldieraro.it ), ad Arianna per il supporto logistico e la simpatia, a tutto lo staff e volontari che si sono sorbiti una giornata intera di acqua per dispensare cibo, bevande e tanta pazienza. Infine grazie alle mie gambe e al mio cuore che a 45 anni suonati non ne vogliono ancora sentire di mollare..
alla prossima
ciao a tutti
Filippo

3 commenti:

adriano genisi ha detto...

Cos'altro aggiungere?
La tua costanza e attenzione nella preparazione e non ultima una chiara e intelligente tattica di gara ti hanno premiato come meriti.

Bravo Pippo, tutta la mia stima.

Adry

andrea dugaro ha detto...

Grande Filippo!

FILIPPO DAL MASO ha detto...

grazie di cuore, spero solo che la stagione continui così senza intoppi e che ci possa regalare grandi soddisfazioni per tutti